SCIENZA

Microplastiche e salute: una nuova scoperta

Recentemente, un gruppo di ricercatori dell’Università degli Studi della Campania ha fatto un passo avanti significativo nella ricerca degli effetti dell’esposizione alle microplastiche sulla salute umana, in particolare quella cardiovascolare. Lo studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista The New England Journal of Medicine, ha rivelato un collegamento tra la presenza di microplastiche nelle placche aterosclerotiche e il rischio di eventi cardiaci gravi, come infarto e ictus.

Gli scienziati hanno analizzato campioni di placche aterosclerotiche (ispessimenti della parete dei vasi sanguigni, formati essenzialmente da depositi di grasso e dalla proliferazione del tessuto connettivo) prelevati da oltre 200 pazienti durante le procedure chirurgiche, che avevano lo scopo di rimuovere il deposito dalle carotidi per favorire lo scorrimento del sangue e diminuire il rischio di ictus. Le placche, successivamente analizzate al microscopio elettronico, hanno rivelato la presenza di microplastiche di polietilene (PE) e di polivinilcloruro (PVC) rispettivamente nel 58% e nel 12.5% dei casi. Polietilene e polivinilcloruro sono tra i materiali plastici più utilizzati al mondo, per esempio, nel campo degli imballaggi alimentari, dell’abbigliamento e nei tubi dell’acqua. I pazienti sono stati, inoltre, seguiti per circa 34 mesi dopo l’intervento e i ricercatori hanno scoperto che chi possedeva microplastiche nelle placche mostrava un rischio significativamente maggiore di attacco cardiaco, ictus o addirittura di morte, rispetto a chi non le possedeva. Tutto questo indipendentemente da altri fattori di rischio già noti per le malattie cardiovascolari, come ad esempio l’età, il genere, l’indice di massa corporea, i valori ematici di colesterolo, la pressione sanguigna, la glicemia e il fumo di sigaretta. Infine, gli scienziati hanno evidenziato che nelle placche contenenti micro e nanoplastiche i livelli di infiammazione locale sono maggiori, probabilmente poiché le microplastiche sono più instabili e frammentandosi possono determinare la rottura delle placche e dei vasi. 

Ma che cosa sono le microplastiche e che effetti hanno sugli organismi viventi? La plastica abbandonata nell’ambiente (circa 22 milioni di tonnellate solo nel 2019 - dati OCSE) si frammenta formando micro e nano plastiche, ovvero piccole particelle di dimensioni da 1 micrometro a 5 millimetri (microplastiche) o addirittura inferiori a 1 micrometro (nanoplastiche). Le microplastiche sono state già identificate ovunque (dalla profondità degli oceani alla neve artica, dai crostacei al sale da cucina), perfino nei tessuti umani, come la placenta e i polmoni, ma anche nel latte materno e nel sangue. Le loro ridotte dimensioni unitamente al fatto che tendono ad accumularsi pongono nuovi quesiti rispetto alla loro pericolosità per la salute. 

Sebbene questo studio rappresenti un passo avanti importante nella ricerca, evidenziando un collegamento tra microplastiche e aumentato rischio di danni cardiovascolari, ancora molto rimane da scoprire: al momento, infatti, i dati suggeriscono che le microplastiche possano costituire un importante fattore di rischio cardiovascolare, ma non è stato ancora appurato il rapporto di causa-effetto dell’esposizione a breve e a lungo temine alle microplastiche sulla salute cardiovascolare umana.
 

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