SOCIETÀ

Giornata Internazionale delle Donne e Ragazze nella Scienza

L’11 febbraio si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza, istituita nel 2015 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e ora patrocinata dall’UNESCO. La parità di genere e l’emancipazione femminile sono da sempre un valore fondante per le Nazioni Unite, tanto da considerare il loro raggiungimento alla base dello sviluppo economico e sostenibile secondo gli obiettivi dell’Agenda 2030. Per questo motivo, la ricorrenza vuole ribadire come promuovere una piena ed equa partecipazione femminile alla scienza, tecnologia ed innovazione sia indispensabile.  

Quale migliore occasione se non questa giornata per ricordare le scienziate che, con il proprio lavoro e le proprie intuizioni, hanno effettuato scoperte rilevanti nel panorama scientifico? 

La storia dell’umanità è costellata di figure femminili che hanno contribuito ad un significativo sviluppo della scienza a partire dall’antichità fino ad arrivare ai giorni nostri: da Marie Curie, la prima donna ad aver vinto nel 1903 un premio Nobel e anche la prima a vincerne un secondo nel 1911 per le sue ricerche sulla radioattività, a Nettie Stevens, genetista che scoprì i cromosomi sessuali; da Irene Joliot-Curie, figlia di Marie Curie e la seconda donna a ricevere il premio Nobel per la Chimica, a Gerty Theresa Cori, che illustrò il meccanismo con cui l’acido lattico, accumulato nei muscoli, si trasforma nel fegato in glucosio, vincendo insieme ai suoi colleghi, ma come prima donna a raggiungere questo obiettivo, il premio Nobel per la Medicina nel 1947. Come non citare anche Ester Lederberg per aver isolato il fago lambda, Rosalind Franklin per il suo contribuito alla definizione della struttura del DNA, la matematica Katherine Johnson, che ha calcolato le traiettorie per i voli spaziali della NASA, l’immunologa Teruko Ishizaka per aver scoperto le immunoglobuline di tipo E, Tsuneko Okazaki, biologa molecolare che ha studiato i meccanismi alla base della replicazione del DNA, Barbara McClintock, la prima donna a vincere il premio Nobel per la Medicina in solitaria grazie alle sue scoperte sui trasposoni, e Rita Levi di Montalcini, vincitrice del premio Nobel per la Medicina nel 1986 per aver identificato il fattore di crescita neuronale.  

Tra le scienziate che hanno segnato i primi anni Duemila ricordiamo i premi Nobel per la Medicina: Linda B. Buck per la scoperta dell’organizzazione del sistema olfattivo, la virologa Françoise Barré-Sinoussi, che insieme ai suoi colleghi, identificò il virus dell’HIV, o ancora Carol W. Greider ed Elizabeth H. Blackburn per aver capito che le estremità dei cromosomi sono protette dai telomeri, dando fondamentali contributi nel campo dell’invecchiamento cellulare e della senescenza. Infine, non possiamo non citare Jennifer Doudna ed Emmanuelle Charpentier, vincitrici nel 2020 del premio Nobel per la Chimica per aver scoperto il meccanismo di editing genomico CRISPR, e Katalin Karirkó, ultima vincitrice donna del premio Nobel per la Medicina nel 2023 e che sviluppò insieme al collega una tecnologia a mRNA modificato, attualmente utilizzata per lo sviluppo di alcuni vaccini. 

Queste e altre scienziate possono essere prese d’esempio dalle nuove generazioni di donne e ragazze, che vogliono intraprendere una carriera nel mondo scientifico, per vincere e superare il divario di genere e gli stereotipi in ambito STEM. 

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