SCIENZA

Neuroni e linguaggio: nuove scoperte

La nostra specie possiede una straordinaria capacità di esprimersi attraverso il linguaggio: siamo in grado di comprendere il significato di decine di migliaia di parole, di coglierne le diverse sfumature e di attribuire il corretto significato di un termine in base al contesto in cui viene usato. Negli ultimi decenni, grazie anche allo sviluppo di tecnologie di imaging molecolare, che ci permettono di seguire in tempo reale l’attività di intere aree cerebrali, la ricerca scientifica ha fatto enormi passi in avanti nella comprensione di come il nostro cervello acquisisce ed elabora il linguaggio. Sappiamo, ad esempio, che è la corteccia uditiva ad attivarsi nel caso del linguaggio parlato, mentre nel caso del linguaggio scritto si accende quella visiva. O ancora, sappiamo che l’elaborazione del significato del linguaggio coinvolge diverse aree della nostra corteccia cerebrale. Tuttavia, ancora tanti punti interrogativi rimangono aperti: esistono delle cellule o gruppi di cellule che si attivano in risposta a specifiche parole? Come i nostri neuroni elaborano il suono di una parola e la associano a un preciso significato che ci permette di comprenderla? Come riusciamo ad attribuire il senso corretto di un determinato vocabolo in funzione del contesto in cui viene usato? 

Interrogativi affascinanti, cui hanno cercato di rispondere alcuni neuroscienziati del Dipartimento di Neurochirurgia del Massachusetts General Hospital, che, in collaborazione con l’Harvard Medical School e la Divisione di Scienze della Salute e Tecnologia del MIT di Boston, hanno recentemente pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature uno studio proprio su questi temi. 

Grazie all’utilizzo di una tecnologia innovativa, che consente di registrare simultaneamente l’attività di gruppi di neuroni nel cervello umano in tempo reale, mentre le persone ascoltano frasi o brevi racconti, i ricercatori hanno scoperto che alcune parole attivano specifici insiemi di neuroni: ad esempio, vocaboli che indicano movimento, come “correre” o “saltare”, accendono neuroni diversi rispetto a termini che si riferiscono ad animali, come “cavallo” o “lucertola” o ancora ad oggetti, come “lampada” o “cappello”. Gli scienziati hanno scoperto l’esistenza di ben 9 domini semantici distinti, cioè 9 categorie di parole capaci di attivare gruppi di neuroni differenti. Le nove categorie sono: azioni, emozioni o stati, animali, oggetti, cibo, natura, persone e famiglia, nomi e, infine, relazioni spazio-temporali. Quando ascoltiamo una persona, inoltre, siamo in grado di associare molto velocemente il suono di una parola con il suo preciso significato, anche nel caso in cui i due suoni siano molto simili, come nel caso delle parole “sole” (sun) o “figlio” (son) in inglese. Perché? Ciò dipende dal fatto che il nostro cervello è in grado di prevedere, mentre l’interlocutore parla, il significato più probabile delle parole in base al contesto e alle frasi precedenti in un processo dinamico e in modo indipendente rispetto al loro suono.

Molti aspetti sono ancora da chiarire, come ad esempio se questi risultati si applicano anche ad altri linguaggi (lo studio è stato effettuato su persone destrorse di lingua madre inglese) o se siano ugualmente validi anche in persone bilingue, ma questo studio getta le basi per una migliore comprensione di come viene elaborato e compreso il linguaggio. Riuscire a decodificare il significato di un discorso a partire dall’attività di un ristretto numero di neuroni è un passo avanti significativo, che potrebbe permettere agli scienziati di capire come sviluppare interfacce uomo-macchina e come aiutare pazienti con gravi difficoltà di linguaggio, per esempio a seguito di un ictus o di paralisi. 
 

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